Aldo Quirico
Socio fondatore
Alla fine della Seconda Guerra Mondiale il paese di Agrate Brianza non era ancora dotato dell'odierna rete di metano, che verrà realista solo negli anni '50, pertanto la legna da ardere costituiva un bene primario di consumo, così come il carbone e in misura minore i trucioli ("buscail") e la segatura, indispensabili sia per la cottura dei cibi sia per il riscaldamento, che poi in fondo erano la stessa cosa, in quanto l'unico locale delle povere case contadine che veniva riscaldato era la cucina e questo avveniva tramite il camino e, soprattutto nelle case egli operai, grazie alla "cucina economica", presente in quasi tutte le case dell'epoca, mentre piuttosto rare erano le stufe in ghisa.
Per non consumare legna da ardere più dello stretto necessario per la cottura dei cibi, nei mesi più freddi dell'anno si cenava nella stalla che era "naturalmente" riscaldata dagli animali.La stalla diveniva così luogo d'incontro della famiglia nelle ore serali e in essa si radunavano spesso anche amici e vicini di casa.
Il problema della legna alla fine della guerra era quindi molto sentito e poiché l'economia in generale stava appena riprendendo a muovere i primi passi e le reti di distribuzione erano ancora poco efficienti, accadeva che chi commerciava in legname sfruttasse a proprio vantaggio la situazione praticando prezzi piuttosto elevati.
Elevati quanto meno per una popolazione costituita prevalentemente da contadini e operai, quale quella agratese di allora, con una notevole percentuale di disoccupati.
Questo fatto spinse la Cooperativa Achille Grandi, appena costituita, ad affrontare il problema, la cui soluzione fu consentita da fatti che rendono molto bene l'idea delle difficoltà esistenti allora per intraprendere qualunque tipo di attività e, se vogliamo, anche dell'obbligata ristrettezza di vedute ingenerata dalla povertà e dall'economia autarchia.
Il primo fatto positivo fu che un ex cittadino Agratese, Serafino Gervasoni, si era trasferito a Lomagna, cioè una quindicina di chilometri più a nord, dove la Brianza comincia ad essere collinare e dove esistevano boschi di robinie. A questo punto va precisato che la legna non veniva venduta al dettaglio in tronchi bensì in ceppi, cioè in un formato adeguato all'utilizzo nei camini e nelle cucine economiche.
Il secondo evento positivo fu quindi il fortuito reperimento da parte di un socio della Cooperativa di una vecchia sega a nastro (o "bindèla" in dialetto), che consentiva, in alternativa all'impiego della sega a mano e dell'accetta, di tagliare in un tempo relativamente breve una buona quantità di legna.
La macchina, benché non fosse in ottimo stato, fu sistemata con tutti gli onori sotto il portico che allora esisteva nel giardino a lato della chiesa, normalmente adibito al deposito delle sedie.
Le prime partite di legna furono quindi fatte venire da Lomagna tramite Serafino Gervasoni, divenuto nel frattempo commerciante di legname, trasportate fino ad Agrate con dei carri trainati da asini o cavalli, e infine tagliate a misura sotto il portico
grazie alla manodopera gratuita prestata da vari volontari della Cooperativa.
In seguito, la legna fu invece acquistata in maggiore quantità in Abruzzo da alcuni parenti di suor Mariolina, conosciuti durante una visita fatta alla sorella nel convento agratese delle Serve di Gesù Cristo, i quali, nonostante la maggiore distanza per il trasporto - che a questo punto avveniva tramite camion - praticavano un prezzo più conveniente.
Il prezzo di vendita finale al consumatore era ovviamente quasi privo di ricarico da parte della Cooperativa (se non per quella quota che poteva consentire di acquistare altra legna) e quindi veniva esercitata sul mercato una notevole azione calmieratrice dei prezzi.